Cartesio e Galilei interpreti del tempo storico del filosofare scientifico del secolo XVII
Le lettere 42-48 di Cartesio a Mersenne
di Gaetano Origo
Singolare e peculiare interesse hanno suscitato negli studiosi e nei competenti ricercatori le lettere indirizzate dal Descartes al suo ordinario corrispondente ed amico, il Padre Mersenne (XLII-XLVIII), aventi per oggetto precipuo la notizia proveniente da Roma circa la scomunica lanciata dal Papa Urbano VIII nei confronti del filosofo-scienziato Galilei, a seguito della condanna pronunciata dal Tribunale del Sant’Uffizio, per avere costui divulgato con discorsi ed opere scritte dottrine completamente difformi dagli insegnamenti dei sacri canoni impartiti dai competenti Teologi. Ciò che ci proponiamo di considerare e di valutare polemicamente e costruttivamente sono gli insediamenti critici che esprimono l’intensità espositiva del Descartes, che si avvia ad intraprendere il nuovo percorso filosofico volto ad approfondire con legittima imparzialità le motivazioni contenute nella dottrina galileiana relativamente alla costituzione dei mondi planetari che si muovono, dirigendosi, in virtù delle proprie orbite descritte circolarmente, intorno all’unico centro costituito, che è il Sole. La pietra miliare dello scandalo – se così si può dire – riguarda esplicitamente la pubblicazione da parte di Galilei del Dialogo sopra i due Massimi Sistemi del Mondo Tolemaico e Copernicano nel quale egli usa, secondo gli arguti Teologi, argomenti impropri, il cui risultato finale è quello di evidenziare la perfetta identità di vedute sincronica espressa tra ciò che può fare Dio con la propria intuizione dell’intelletto infinitamente-infinito e ciò che può fare l’uomo ugualmente con il proprio intelletto intuitivo – infinitamente-finito, inteso come realizzazione compiuta sotto il profilo della considerazione delle quantità progressive, il cui grado ultimo richiede, secondo il filosofo-matematico pisano, propriamente l’uso del medesimo intelletto-intuitivo infinito, che è, però, per tali rispetti, esclusivamente dell’Ente Supremo.